Restoration of the Battle of San Romano by Paolo Uccello

Restauro della BATTAGLIA di SAN ROMANO di Paolo Uccello.

E’ tornata visibile, dopo un accurato restauro durato tre anni, La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, emblema del variegato panorama artistico fiorentino tra la fine del Trecento e le prime decadi del secolo successivo.
L’opera, realizzata tra il 1438 e il 1440, raffigura il disarcionamento di Bernardino Ubaldini della Carda, comandante delle truppe senesi, avvenuto durante lo scontro svoltosi il 1 giugno 1432 nel Valdarno Inferiore, tra Firenze e Venezia da una parte, e i senesi con i milanesi dall’altra.
Il pannello fa parte di un ciclo pittorico, composto da tre tavole, rappresentanti diversi momenti dell’evento bellico, conservate in tre differenti musei, Galleria degli Uffizi di Firenze, Louvre di Parigi e National Gallery di Londra.
Sintesi spirituale e intellettuale di quella complessa stagione di transizione che vide la coesistenza e spesso l’intreccio di innovative proposte sperimentali con reinterpretazioni di linee consolidate, il dipinto è l’unico superstite in Italia della terna, commissionata dal Priore delle Arti, Leonardo Salimbeni, e successivamente acquisita dal principe mediceo Lorenzo il Magnifico, nel 1484.
Nonostante la netta distinzione dei tre episodi, quasi “istantanee” e le diverse proporzioni tra uomini e animali, le tavole evidenziano sia l’unità stilistica e concettuale, sia l’intento cronachistico e celebrativo della campagna militare intrapresa dal Comune di Firenze contro la città di Lucca.
L’intervento di restauro ha permesso di accertare che Paolo Uccello, artista che Giorgio Vasari definisce “dotato dalla natura d’un ingegno sofistico e sottile”, non apparteneva alla linea “ufficiale” brunelleschiana del Rinascimento fiorentino, basata sull’adozione della perspectiva artificialis, legata allo studio della rappresentazione. Preferì, infatti, la prospettiva naturalis, correlata con la scienza della visione, nota in epoca medievale e ancora seguita nella prima metà del Quattrocento.
Una posizione singolare quella del pittore toscano che si inserisce nell’alveo dell’Umanesimo di matrice tardogotica, scostandosi dall’elitaria ricerca di naturalismo, declinata da Masaccio o Donatello.
La sua poliedrica attività fu contraddistinta da straordinaria varietà linguistica e dall’amore incondizionato per la sua “dolce” prospettiva, coltivata fin quasi all’ossessione, apparentemente fine a se stessa e disomogenea. In realtà, anche se la visione dello spazio di Paolo Uccello non assorbì l’essenza psicologica che contraddistinse la rinascimentale centralità dell’uomo, fu lucidamente studiata e originalmente interpretata.
La Battaglia di San Romano testimonia magistralmente la sua impassibile ed estrema declinazione spaziale, ordinando il caos, il rumore assordante della lotta, il fragore metallico delle lance, in un convulso gioco prospettico e cromatico.
A seguito del delicato lavoro di consolidamento pittorico, sono tornate a splendere le armature brunite su cui scivolano copiosi rivoli di sangue, mentre contendenti e cavalli sono immortalati nell’attimo che precede la morte. Lo scenario dove si svolge la macabra giostra è concitato, ma l’armamento è trattato con cura e precisione. Per rendere la smagliante lucentezza delle armature dell’epoca, Paolo Uccello impiegò lamine d’argento e oro sulla tempera, poi rifinite con la punzonatura a mano. L’aderenza al vero si riscontra anche nello sfondo paesaggistico dove gli elementi botanici sono resi con grande accuratezza.
La rimozione delle vernici ossidate ha restituito una piena e insospettata leggibilità al capolavoro di Paolo Uccello che rimarrà esposto fino al 4 novembre al piano nobile degli Uffizi, come simbolica opera di chiusura della mostra “Bagliori dorati, 1375- 1440, Il Gotico internazionale a Firenze”, per poi essere ricollocato nella posizione originale, al primo piano della Galleria.

Mila Lavorini

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